Una storia scritta di Orani non esiste nonostante Orani fosse per secoli, dal Cinquecento all'inizio dell'Ottocento, centro del Marchesato omonimo e godesse nel passato fama di antiche glorie e di una trascorsa grandezza.
L'antichità dell'insediamento umano è attestata non solo nel suo territorio comunale, ma nel suo stesso insediamento urbano attuale, visto che monete imperiali romane, conservate oggi nel Museo Archeologico di Nuoro, sono state ritrovate a Santu Sistos e negli scavi del rione di Sa 'e Mastio. Dove si trovava "Su Nuracheddu" sono stati scoperti numerosi reperti nuragici e posteriori, segno di una continuità di vita per lo meno dai Nuragici ad oggi.
Tutto attorno al paese la presenza nuragica è notevole: Sa Monza (Buccheddu Pàstinu), Oddocaccaro, Losore, Sa Contra 'e Turre, Sa 'Untana 'e Sos Malavidos, pozzo sacro distrutto con la dinamite per ricerche minerarie, ma documentato già dallo Spano e citato da Lilliu nella prima edizione della "Civiltà dei sardi".
Complessivamente risultano presenti nel territorio comunale ben sei rovine di villaggi nuragici e ventuno rovine di nuraghi isolati. Numerose sono anche le costruzioni di carattere religioso distribuite sia sul territorio che all'interno dell'odierno abitato.
Oltre alle otto chiese presenti all'interno dell'abitato infatti contiamo nel territorio ben dodici luoghi di culto e sepoltura, otto chiese campestri e tre ruderi di antiche chiese.
La storia del marchesato di Orani è sicuramente ricostruibile da quando fu istituito con decreto reale e ceduto in feudo ai Carroz dopo la vittoria da parte di questi nella battaglia di Macomer del 1478.
La curatoria di Dore (alla quale apparteneva Orani) e quella di Bitti furono infatti riunite e affidate, con la carica di Vicerè a Pietro II Maza de Licana, marito di Beatrice, figlia di Nicolò Carroz morto nel 1479.
Si definisce in questo modo la dimensione territoriale del marchesato di Orani che caratterizzerà la storia del paese fino alla metà del secolo scorso e più precisamente fino al 1843.
Questa data segna infatti la fine del marchesato di Orani perché tra Marzo e Aprile di quell'anno il duca di Hygraz, il suo ultimo Marchese, riuscì a cederlo al fisco del Regno di Sardegna, chiudendo un periodo storico che ha riservato ad Orani un ruolo da protagonista nella storia feudale della Barbagia e della Sardegna.
La storia del marchesato non è comunque la storia di Orani ed in questo senso le ricerche sono difficili a causa della distruzione avvenuta nel secondo dopoguerra della documentazione depositata nell'ex convento e nella caserma dei carabinieri, già palazzo della famiglia dei Nieddu, nobili, magistrati e notai.
Su alcuni aspetti interessanti di Orani sono uscite recentemente alcune opere come quelle riguardanti il convento dei Frati Minori e il santuario del Monte di Gonare, ma manca ancora una visione d'insieme della storia del paese.
Il territorio attuale di Orani è il risultato del notevole sincretismo che è avvenuto in tutta la Sardegna, con la scomparsa di numerosi centri abitati e il loro aggregamento ai più grossi.
Ancora oggi si distinguono diversi "Sartos", salti, che dovevano appartenere a comunità autonome come "Sartu 'e Nurdole", "Sartu 'e Oddini", "Sartu 'e Liscoi" e "Sartu 'e Orane". A Nurdole, secondo l'Angius, si trovavano due paesi distinti: Santu Sarvadore e Viddas de Tale. A Santu Sarvadore si notano ancora rovine di antiche abitazioni, vi spicca un betilo ancora in situ e una fontana in muratura è stata sepolta una quindicina di anni fa a seguito di lavori agricoli.
Poco distanti dai resti dell'abitato un nuraghe anonimo e le domus de janas, "Sas Concas de Nurdole". Viddas de Tale era posto più in alto, sotto il nuraghe Nurdole. Questo nuraghe, oggetto prima delle cure dei tombaroli, scavato poi dalla sovrintendenza di Sassari e Nuoro sotto la guida dell'archeologa Maria Ausilia Fadda, si è rivelato uno dei nuraghi più straordinari e in qualche modo sconvolgenti per la storia sarda per la presenza di un pozzo sacro nella camera a sinistra del trilobato e per la quantità incredibile dei bronzi ritrovati al suo interno.
Oddini era invece un paese autonomo sicuramente nel trecento, quando i suoi rappresentanti firmarono a Orani la pace tra Eleonora d'Arborea e la corona d'Aragona, e doveva avere più abitanti di Ottana ed Oniferi perché aveva più rappresentanti di loro. Il centro era probabilmente attorno alle chiese di Santu Jorgi, Sant'Elias e Santu Predu, ma c'erano insediamenti umani a Goraè, attorno al nuraghe, a Sa Turre (resti ancora visibili), mentre il villaggio di Ilani, di fronte al nuraghe Athethu, era già censito come villaggio scomparso in epoca giudicale. A Oddini appartenevano Sos Vanzos, centro termale già in epoca romana, come attestato dallo Spano nel terzo volume della sua traduzione dell'Itinerario dell'Isola di Sardegna di Lamarmora.
Per quanto riguarda Liscoi si può affermare che attorno all'omonima chiesa c'era sicuramente un centro abitato in epoca antichissima. Resti evidenti sono in Preda Iscritta e in Logula (da non confondere con l'omonima località in territorio di Sarule, dove Lamarmora incontrò la sua prima tomba di giganti, s'altare 'e Logula). Anche l'Angius parla di insediamenti in regione Sadula, o Badde 'e Roma, dove si trova il nuraghe sa Pala Umbrosa e le Domus de Janas di Nidu 'e Corvu.
A Orani propriamente detto dovevano appartenere sicuramente i territori di Dore, dal quale prende nome la Curatoria che comprendeva Orani, Sarule, Oniferi, Orotelli e Ottana. Dell'importanza di Orani è testimonianza certa il numero delle chiese presenti nell'abitato.
Attualmente se ne contano ben otto anche se di una nona (Santu Sistos) abbiamo testimonianza diretta dai testi dell'Angius che ne aveva visitato i ruderi nella seconda metà dell'Ottocento.
La storia di Orani è anche la storia di alcune sue nobili famiglie come gli Angioi e i Siotto. Gli Angioi sono la famiglia oranese di nobiltà più antica. Dal casato degli Angioi proveniva Don Giovanni Maria, l'alternos della rivoluzione sarda, figlio di Don Pietro, oranese.
Un fuoriuscito corso, Semidei, sposato ad Orani con una Angioi, era cugino della madre di Napoleone Buonaparte e può avere avuto notevole influenza sulla simpatia dell'Angioi per la rivoluzione francese. Gli Angioi compaiono come notai, come sindaci, come donatori, ancora in atti dell'Ottocento.
A questo illustre casato apparteneva la splendida figura di Marianna Bussalay, poetessa sensibile, combattente sardista, antifascista della prima ora, corrispondente di Emilio Lussu fuoriuscito, centro e simbolo della resistenza oranese. |